Le colline del gelso
il codice purpureo codex purpureus.

Il Codex Purpureus

Il Codex Purpureus.

Probabilmente il primo libro illustrato della Storia intera, qui a Rossano!

Codex Purpureus (Codice Purpureo) il manoscritto di 188 pagine che risale al V-VI secolo e fu trovato a Rossano a metà Ottocento. Da poco tempo restaurata è un’opera unica al mondo nonché Patrimonio Unesco. E’ possibile ammirarlo nel museo diocesano della città del Cosentino. Una bella scatola di seta per proteggere come un bozzolo la preziosa pelle marocchina della sua copertina. Esposto al pubblico nel Museo Diocesano di Rossano Calabro.

il codice purpureo codex purpureus.Il Codex è arrivato a noi con 188 pagine, forse la metà di quelle che aveva in origine. Scritto in caratteri onciali, cioè in greco maiuscolo, con ben 15 pagine miniate. Contiene due vangeli, quello di Marco e quello di Matteo, al quale mancano solo pochi versetti, si sono persi invece i vangeli di Luca e Giovanni. E’ uno dei 4 esistenti al mondo con queste caratteristiche. “Ma fra questi è il più completo oltre che l’unico rilegato”, sottolinea Nucettelli. Fu ritrovato a metà ‘800, nella Sacrestia di Maria Santissima Achiropita. Originario sembrerebbe della Siria o dell’Anatolia, potrebbe essere arrivato in Calabria assieme a monaci in fuga dalla furia iconoclasta, tra l’ottavo e il nono secolo. Ma buona parte del percorso che gli ha permesso di arrivare a noi è tuttora ignoto. Da quando è stato ritrovato, ha subito diversi restauri per attacchi fungini o di insetti.

L’Unesco lo ha inserito nella lista dei testi Memoria del Mondo, l’assicurazione ha fissato una stima simbolica di 80 milioni di euro solo per la trasferta romana. A Rossano Calabro tornerà in un furgone climatizzato e scortato. Un monumento di storia che da solo vale il viaggio in Calabria.

Oggetto di un restauro delicato e sapiente, messo in sicurezza da una nuova più bilanciata rilegatura, il Codex, con i suoi quindici secoli di vita e il suo tesoro di fascinose miniature, è forse il più antico libro illustrato della storia. Più di due anni di indagini e di analisi nei laboratori romani ne hanno confermato il valore incommensurabile, l’origine orientale, l’epoca. Oltre a rivelare particolari inediti sulla sua fattura.

Un tesoro così ben fatto da essersi conservato nel tempo a dispetto di viaggi, smembramenti, persino un incendio, sottolineano i tecnici. Ma comunque fragilissimo. E che per questo ha bisogno di essere mantenuto ad una umidità costante e con una temperatura tra i 18 e i 20 gradi, adagiato su due cunei quando viene aperto, tenuto naturalmente al riparo da polvere, insetti, dita umane. Tanto che le preziose pagine – nel 2013 sfogliate sotto gli occhi di Papa Francesco e dell’allora presidente Napolitano – ora potranno essere girate solo una volta all’anno.

Dopo le analisi, l’intervento riparatore si è limitato all’indispensabile e ha riguardato soprattutto la sostituzione della rilegatura non corretta degli anni ’50, oltre a piccoli rappezzi nelle pagine più segnate. Unico al mondo per completezza, il Codice porta purtroppo i danni irreversibili di un restauro del 1917 dimostratosi poi drammaticamente invasivo.

“Lo eseguì Nestore Leoni, un maestro dell’epoca e lo fece benissimo”, precisa Nuccetelli. Tradito però dalle tecniche di allora, gelatina a caldo pressata sulle pagine che col tempo ha trasformato brutalmente i colori, facendo perdere per sempre, in alcuni punti, anche il magico porpora della pergamena. Mentre per la tecnica della “stiratura”, alcune pagine sono diventate trasparenti.

Le mani sempre protette dai guanti, la restauratrice Maria Luisa Riccardi si sofferma paziente su ognuna delle pagine, indica qua e là i danni.

“Rimuovere oggi quello strato di gelatina sarebbe stato rischioso”, spiega. Per fortuna non tutto si è rovinato. Restano molte pagine che Leoni scelse di non toccare e in cui il rosso porpora, così come l’oro e l’argento dei caratteri, si possono apprezzare al meglio. E anche diverse miniature, tra cui la più bella, quella di Marco Evangelista con la Sofia, che proprio per l’incredibile stato di conservazione tanti hanno ritenuto più tarda. “Invece è coeva, le analisi lo dimostrano”.

 

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